Scuola:

la ripartenza

Questa volta (pare) si riparte davvero.

Si riparte da dove?

Da mesi surreali ma proprio per questo intrisi di emozioni calde e vere, paure, ansie ma anche aspettative e speranze. Si riparte da protocolli, accordi di corresponsabilità, allegati, pareri di Comitati. Se non sapessimo di cosa parlassimo, quasi penseremmo di trovarci in una stanza di tribunale. Per di più fredda e austera.

Invece no, saremo a scuola.

A me piace spesso scoprire la chioma dalla radice, il senso dal significato, le parole dalla loro etimologia. La parola “scuola” deriva dal greco e racconta dell’ozio che occupava il tempo libero, del lusso di pochi, quelli che potevano permettersi di non lavorare e per questo imparare. C’è stato un “salto semantico”, direbbero i linguisti. Questo salto sa di libertà, se è vero che la scuola oggi non è più per pochi. Questo sapore lo dobbiamo difendere gelosamente, anzi non basta: lo dobbiamo coltivare.

Allora mi pare che la sfida più grande, oggi, in questa ripartenza che pare un labirinto di Dedalo al calar della luce, stia nel condire di libertà gli spazi, i tempi, le attività che animeranno la scuola.

Una libertà che significa anche rispetto di regole ma che non si ferma a quel punto, bensì esplora i modi più umani per accompagnare bambini, ragazzi e adulti lungo l’apprendimento. Una libertà che sia non solo cognitiva ma anche e soprattutto emotiva, che si senta dentro al cuore e non solo quando si prende fiato, una volta abbassata la mascherina. E si dovrà lavorare sullo sguardo, nei momenti in cui saremo “mascherati”, e a parole non si potrà dare più nulla per scontato, se non ci prenderemo per mano o non ci abbracceremo.

Dovremo imparare soprattutto a raccontare pensieri ed emozioni, altrimenti non impareremo nemmeno a scrivere, leggere e far di conto.

Se fosse in vendita, l’abbecedario emotivo non sarebbe mai in saldo. Da molti sarebbe considerato un articolo snobbato, superfluo, troppo moderno o antiquato.

Invece questa ripartenza lo mette in vetrina.

Finalmente, senza sconti, la narrazione delle emozioni si riprende il palcoscenico.

A tutti noi non resta che darle voce.

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